SWITCH-OFF TOSCANA, Passaggio al digitale terrestre anticipato a giugno 2011

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carbonatoditallio
view post Posted on 2/2/2011, 10:33 by: carbonatoditallio
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Antenna 5 all'arrembaggio:
"Troppe incognite per le piccole"

Parla la direttrice della tv empolese nata nel 1978: "C'è il rischio di veder dimezzato l'audience"

EMPOLI - Miriam ha i capelli castani a caschetto e un'aria da tipa tosta ma parecchio simpatica. Lei ci guida nei piccoli studi di Antenna 5, televisione di famiglia messa su dal padre insieme ad altri soci nel 1978 (3 maggio, l'inizio dei programmi), quando la tv privata era una specie di astronave affascinante pronta a partire verso un chissà dove pieno di colori, di luci, di notizie, di musica e di affari, perché no. Miriam Falai adesso siede dietro la sua scrivania, alle sue spalle un tramonto rosso fuoco che trasforma in una scenografia intrigante perfino il malinconico sky line della periferia industriale di Empoli West. Le sue mani giocano nervose. E lei dice: «Tutti noi amiamo questa avventura. Ma non c'è giorno in cui io non mi ponga la stessa domanda: ma chi ce lo fa fare?». Già, ma chi glielo fa fare? Dopo 32 anni di vita analogica faticosa ma dignitosa, il futuro inizia a somigliare a un buco nello stomaco. Digitale terrestre: sì, certo, tutto very cool. E inquietante, però. Quasi da perdere il sonno. «Manca poco. Forse pochissimo. E nessuno di noi ha le idee chiare. Sappiamo solo che dobbiamo spendere. Ma poi?».
Poi si ricomincia da sotto zero. E più sei piccolo e più rischi di perderti nel grande deserto dei canali digitali. «Solo l'idea che i tuoi affezionati debbano ritrovare la sintonia crea un sacco di problemi. Sembra un dettaglio, ma non è così». E poi le spese da sostenere e l'esempio di cosa sta accadendo altrove, là dove il digitale è già partito. Per i piccoli l'audience è quasi dimezzata, e poi ci sono tutti quei canali da riempire non si sa bene con cosa. «Noi stiamo ancora discutendo su come sostenere le spese per aggiornarci dal punto di vista tecnico.
Poi prenderemo delle decisioni su tutto il resto, sui contenuti». E allora una cosa per volta. «Sì, certo, uno può anche provare a risparmiare per lavorare sull'alta frequenza, ma poi? No, non conviene. Nella fase di sperimentazione avevamo preso apparecchiature a basso costo. Una delle macchine si è rotta, l'abbiamo spedita ad aggiustare e dopo due mesi ci hanno detto: niente da fare, la dovete ricomprare». Made in China no grazie, quindi. E allora uno spende.E continuaa chiedersi chi glielo fa fare. «Io sono a capo di questa tv da quando mio padre siè ritirato. In praticaè una gestione familiare. Ho quattro sorelle e un fratello. Tutti in qualche modo stanno dietro a questa azienda, dall'amministrazione alle pratiche legali. I dipendenti, in tutto, sono sette. Il mercato è in crisi, nessuno in questi anni si è mai mosso per dare una mano alle tv locali. Anzi, semmai si è cercato solo di ostacolarle. Noi dallo Stato prendiamo 20 mila euro all'anno. Una miseria. E poi, mi chiedo: ma io con sei canali che ci faccio?». Eccoci al punto due del manuale del grande caos digitale terrestre. «Diciamo che già utilizzarne tre sarà un problema. Tanto per essere chiari: qui non facciamo televendite per scelta. Cerchiamo di produrre programmi di interesse locale. Storie di personaggi, reportage su luoghi da valorizzare. Poi l'informazione e lo sport. Potrei anche fare un canale sportivo. Non solo l'Empoli, dico.
Posso chiedere a tutte le società della zona di inviare filmati. Ma poi tagliare e montare il tutto implica un lavoro di post-produzione pazzesco». Insomma, ci sta che poi un gruppo di tv si metta d'accordo per scambiarsi programmi. O magari, come tutti sperano (spesso pregando), che qualcuno chieda in affitto le frequenze. Intanto però qui i ragazzi della redazione e quelli in regia continuano a lavorare col sorriso di chi ci sente per davvero. La piccola astronave partita più di trent'anni fa verso sogni dorati adesso punta solo a reggere i colpi di una guerra impossibile. E qui a Empoli West il dubbio diventa un grido verso quel cielo rosso fuoco: hey, ma chi ce lo fa fare? Già.
 
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